Testimonianze di docenti e studenti

 

I miei colleghi con me a Firenze non fanno altro che parlare de Colloqui Fiorentini, di quanto siamo aiutati e della Bellezza sperimentata. Quelli non a Firenze mi hanno chiesto di raccontare come mai eravamo così contenti. Già la notizia si è diffusa di una novità a scuola. Laura, Chiavari

 

Momenti di irrinunciabile felicità. Rosanna, Varese docente

 

Maurizio di Roma all’inizio della seconda giornata ha chiamato il suo dirigente scolastico e gli ha detto: “Qui devono venire tutti i docenti, anche di ginnastica, non è uno dei metodi, è l’unico valido e umanamente concepibile”.

 

Cosa ti porti dietro? Se dovessi rispondere a questa domanda partirei dal termine consapevolezza”. È una parola a cui prima non davo abbastanza peso, ma che adesso porta con sé tanti significati e momenti che resteranno su di me come una ferita. Respirare l’aria di Firenze, passeggiando con persone apparentemente sconosciute ma che con un solo sguardo sono riuscite a non farmi sentire sola, facendo nascere in me la sensazione di conoscerle da sempre, capaci di capirmi anche non conoscendomi e di rispecchiare quello che da tempo cercavo nelle persone sbagliate. Ciò che ho percepito è stata un’energia palpabile, capace di abbassare le mie difese, così da sentirmi a mio agio e non sbagliata, scacciando via dalla testa la costante idea che l’altro possa giudicarti. Studentessa di Bari

 

Cari amici,

Siamo arrivati a Firenze con grandi aspettative per l’edizione di quest’anno dei Colloqui Fiorentini, ma le nostre speranze sono state del tutto superate. Sia dalle lezioni mattutine, ognuna di alto livello, sia dai seminari pomeridiani e dalla vostra calorosa accoglienza, non potremmo avere un’esperienza migliore di questa. Non vediamo l’ora, con ansia, di poter recuperare le lezioni e le tesine premiati che purtroppo non conosciamo.

Come dice Calvino, “Non c’è lingua senza inganno”, ma questa forma di introduzione alla lettura, una lettura atravverso la quale, incontrando il cuore dell’umano, possiamo essere trasformati, è infatti un percorso molto bello, sia per chi la propone sia per chi la accoglie.

Siamo partiti con una voglia ancora maggiore di lanciare un’iniziativa simile nella nostra terra: il Portogallo, di portata simile, sicuramente molto più semplice. A breve vi daremo notizie sui nostri passi.

Siamo molto grati di tutto. Grazie.

PS: scusate il cattivo italiano.

Margarida, Constança, Miguel – Collegio de S. José – Ramalhão, Sintra (Lisbona)

 

“Prima di questo convegno non mi ero mai soffermata a capire cosa fosse realmente un incontro e solo dopo il suo esempio tutto è stato più chiaro. Quando si è messo di fronte a una delle mie compagne, faccia a faccia, ho capito veramente che l’incontro non è altro che guardarsi negli occhi e restare scoperti, messi a nudo. Quando si incontra l’altro e lo si guarda negli occhi non c’è via di scampo: non possiamo fuggire, possiamo solo restare. Italo Calvino mi ha fermata per strada in uno dei miei giorni monotoni e, come se il destino volesse che ciò accadesse, mi ha guardata negli occhi per un semplice motivo: parlarmi. Ed io ho accolto la sua richiesta, perché la sua urgenza era quella di incontrarmi. Ma io ero veramente pronta a incontrarlo? Come un saggio uomo ha citato nella sua introduzione al primo giorno del convegno, anche per me i Colloqui Fiorentini sono stati il “Regno del sì”.

Una studentessa di Firenze rivolgendosi al Direttore dei Colloqui Fiorentini, Pietro Baroni.

 

“Nella mia esperienza la spinta a scrivere è sempre legata alla mancanza di qualcosa che si vorrebbe conoscere e possedere, qualcosa che ci sfugge […] mi sembra di poterla riconoscere anche nei grandi scrittori […] il loro segreto è il saper conservare intatta la forza del desiderio.” I. Calvino, Saggi 1945-1985

Ogni desiderio di ricerca nasce dall’occasione di un incontro. E il nostro desiderio di ricerca ha acquisito un nuovo valore dopo l’esperienza dei Colloqui Fiorentini: i diversi relatori e gli interventi dei ragazzi ci hanno fornito una lettura inedita dell’autore, regalandoci fili rossi per orientarci meglio nell’universo calviniano. 

Nel racconto La casa degli alveari leggiamo: “A casa mia non si avvicina nessun uomo; hanno paura di me e hanno ragione. Hanno ragione, dico, non perché certe storie che raccontano di me siano vere; menzogne, sono, degne di loro, ma ad aver paura di me fanno bene ed è ciò che voglio”. Ebbene, i Colloqui ci hanno insegnato a distruggere gli alveari con cui spesso delimitiamo le nostre esistenze allontanando gli altri poiché spesso, troppo spesso, crediamo di bastare a noi stessi. Attraverso il confronto diretto con i testi, i seminari proposti e la conoscenza di classi che, come noi, avevano lavorato sull’autore, abbiamo scoperto la bellezza del confronto e dello scambio di opinioni. Abbiamo compreso che l’uomo non è un’isola, ma che si fa uomo solo in virtù del rapporto con l’altro. Esserci nel mondo, quindi, vuol dire porsi in relazione agli altri pur avendo diversi progetti e differenti opinioni. Come ci insegna Calvino, esistere significa andare al di qua delle barriere del nostro io, uscire fuori, anche se l’esterno ci spaventa, anche se siamo feriti, dimezzati, lacerati. 

In Palomar Calvino afferma: “C’è una finestra che s’affaccia sul mondo. Di là c’è il mondo; e di qua? Sempre il mondo: cos’altro volete che ci sia? […] forse l’io non è altro che la finestra attraverso la quale il mondo guarda il mondo.” 

Grazie ai Colloqui i nostri alunni hanno scoperto questa finestra: essa irradia di luce la vita stessa che, anche se acerba, la accoglie e matura.

Una docente di Catanzaro