Cosa ne pensano gli studenti

Eleonora, Macomer

Buzzati mi ha insegnato che va bene andare oltre le cose, non solo scolasticamente, ma anche nelle situazioni quotidiane. Riflettere molto non vuol dire essere paranoici, ma vuol dire semplicemente che si ha cura di imparare e apprendere tutto ciò che ci circonda: il mondo e la realtà, pur lasciando spazio al mistero.

I Colloqui Fiorentini quest’anno hanno rispecchiato perfettamente questa sensazione, hanno portato in pratica ciò che avevo in testa e non riuscivo ad esprimere.

 

Alessandra di Borore

Dopo l’esperienza dei Colloqui Fiorentini mi sento sicuramente più arricchita dentro, sento di aver aggiunto un tassello alla mia persona e di essere cresciuta. Tutte le parole scritte in questi mesi e sentite in questi giorni mi rendono felice e grata di aver partecipato. Nonostante la stanchezza e i dubbi mi sento soddisfatta sia dei passi in avanti che sono contenta di aver fatto, sia di tutto il lavoro di gruppo. La luce che abbiamo tante volte sottolineato nei testi, analizzato e scoperto insieme all’autore anche in sfumature a noi sconosciute, ma allo stesso tempo sorprendenti, è come se si fosse accesa anche accanto e dentro me, anche nei momenti di sconforto e buio.

 

Matilde di Silanus

Al di là del fatto che mi sono piaciuti molto anche perché non sono stati affatto noiosi anzi in molti tratti ero coinvolta, i Colloqui fiorentini di quest’anno mi hanno insegnato che molte volte dietro una stessa parola non si nasconde un solo significato ma diverse sfumature di esso, che dietro ad un autore non sempre c’è solo un “passato artistico” ma anche personale. Pensiamo al rapporto che Buzzati aveva col padre e a quanto ha sofferto dopo la sua morte. Molto spesso infatti ci lamentiamo del fatto che un autore sia noioso, che ha scritto opere incomprensibili o ambigue, ma molto spesso in realtà dietro un’opera c’è un lavoro in cui l’autore si mette a nudo e il più delle volte ci si immedesima in esso. Grazie ai Colloqui l’autore viene spiegato a 360 gradi e si capiscono aspetti apparentemente complicati, che non si riesce normalmente a carpire e capire. Invece nascondono un messaggio. Anche i diversi interventi dei relatori, a parte il fatto che sono stati interessanti, mi hanno fatto capire che molte volte diamo poca importanza alle piccole cose. I Colloqui e Buzzati mi hanno resa più sicura, più consapevole e anche più matura.

 

Alessia di Macomer

I Colloqui Fiorentini mi hanno fatto arrivare ad un punto tale in cui la consapevolezza della vita si manifesta nella capacità di carpire e comprendere il mistero della vita; mi hanno insegnato a guardare il mistero non più come qualcosa da evitare, perché “spaventoso”, ma percepirlo come qualcosa da accogliere nella bellezza che è la vita.

Mi sono resa conto, grazie al signor Buzzati, che attendere è importante, perché è nell’attesa che si manifesta l’arrivo della vita.

Il giornalista Perillo ha fornito una relazione VERA e si è capito nel momento in cui si è emozionato!

D’Avenia fantasticamente ha captato le similitudini fra i suoi disegni e dipinti [di Buzzati] e le sue storie, come la poltrona che all’apparenza è vuota, ma in realtà in essa si cela la morte.

Poi Lauretano con la sua riflessione sull’amore e su “Un amore”, in cui questo “Un” (che è un articolo indefinito) determina e definisce l’amore di Buzzati.

E infine per concludere l’intervento di Lucia Bellaspiga: mi sono resa conto di quanto l’umanità sia fragile e finga di essere forte attraverso l’egoismo e l’apatia. Tuttavia se c’è una cosa che ho imparato dal suo intervento (e più in generale dai Colloqui) è che voglio essere più umana di quanto non lo sia già, in modo da attendere la mia occasione.

 

Lucia di Silanus

Questa edizione dei Colloqui Fiorentini mi ha permesso di incanalare le mie emozioni attraverso i testi di Buzzati, che sono diventati molto importanti per me. Le sue riflessioni sulla vita e sulla malattia sono così toccanti e spesso rispecchiano i miei stessi pensieri. Il testo “Conigli sotto la luna” è uno di quelli che ho fatto più miei, per la sua spaventosa realtà e verità.

Come per l’edizione passata, questa è stata occasione di scoperta di me stessa e delle persone che hanno lavorato insieme a me (e non).

Se ci penso questo è uno dei modi più belli per conoscersi, si esprimono i propri pensieri e attraverso le visioni e opinioni di ciascun testo si ha possibilità unica di capire come sono fatte le persone, che cosa colpisce ognuno.

È stata come una rinascita di me, perché mi ha riaperta, anche se non completamente.

Conoscere il significato di amore durante i seminari è stato bellissimo, rivedere le città vuote per il Covid è stato impressionante, ma probabilmente ne avevamo tutti bisogno.

P.S. Non so se si capisca quello che ho scritto, ma ho troppe cose da dire  è difficile descrivere tutto in maniera adeguata.

 

Aurora di Macomer

I Colloqui Fiorentini sono stati un grande percorso di crescita personale, mi hanno fatto conoscere ancora più a fondo le mie fragilità, ma soprattutto la forza che c’è in me, attraverso i racconti di Buzzati.

Un percorso fatto di difficoltà, dubbi, ancora con una pandemia che ha scombussolato tutti noi. Grazie alle parole di Lucia Bellaspiga ho compreso ancora di più la grandezza e l’abilità di Dino Buzzati, uomo che “ha parlato” indirettamente del Covid, in modo così affascinante e concreto, ma anche impressionante.

È stato un autore che mi ha fatto scoprire le dimensioni del mistero, dell’amore, dell’attesa.

Un amore che, come dice il prof. Lauretano, è improvviso e reale e non si può decidere, quello nato tra me e Dino Buzzati, attraverso la mia personale esperienza di lettura.

 

Daniela di Bortigali

Dei Colloqui di quest’anno mi resta prima di tutto grande gioia e soddisfazione, non solo per il lavoro svolto nella tesina, ma per tutti i pensieri e le riflessioni nelle quali mi sono ritrovata e che mi hanno toccata in modo particolare. Soprattutto si parlato anche di una mia paura che costituisce appunto un’inquietudine che cerco spesso di dimenticare, tenendomi impegnata con altro: si tratta della realtà, o meglio, del futuro, che vedo come qualcosa di incerto e il timore maggiore è quello che si riveli non soddisfacente e sia una “disgrazia”. Come citato nella tesina spero di essere in grado di trovare e accendere quella luce che mi dia la forza di non abbattermi e di ottenere la felicità.

 

Gaia di Macomer

Riguardo alla prima fase, quella della stesura dei lavori, Buzzati mi ha insegnato che nulla è mai come sembra. Bisogna essere disposti ad accogliere anche ciò che mette in discussione le mie idee. Ciò si è dimostrato durante il convegno: nonostante siano stati riproposti gli stessi racconti più volte, c’era sempre qualcosa di nuovo da dire e dunque è impensabile credere che ci si possa fermare a un primo livello di comprensione. Da qui ho imparato a fare attenzione ai dettagli, perché anche solo un articolo, una piccolissima particella grammaticale, può cambiare totalmente l’interpretazione di un tema apparentemente scontato.

L’ultima cosa che posso dire è che ripeterò “sentire, capire, decidere” come un mantra, non solo in campo letterario, ma sempre. Perché un evento, una nozione, un qualcosa diventi nostro, non può esserci una forzatura, ma solo un’apertura e una disposizione a sentire, ascoltare fuori e dentro di noi. Tener presente anche ciò che noi possiamo dire rispetto a ciò che ci arriva.

 

Francesco, Gavirate

Spinto principalmente dalla curiosità di intraprendere un nuovo percorso di vita, specialmente dopo la sedentarietà alla quale ero stato obbligato durante l’anno e mezzo della pandemia, decisi di iscrivermi, su consiglio della mia professoressa di filosofia e storia, ai Colloqui Fiorentini. Principalmente mi accorsi di quanto odiavo e quanto mi pesasse essere ignorante in termini letterari, vista la poca passione che i miei professori di italiano mi avevano trasmesso negli anni. Decisi di iscrivermi ai Colloqui Fiorentini poiché volevo espandere la mia conoscenza letteraria visto che non sono stato abituato alla lettura, perciò pensavo che un percorso del genere mi avrebbe potuto aiutare ad appassionarmi, magari leggendo proprio un autore come Buzzati.

Ricordo che quando la professoressa Gucciardo ci disse il nome dell’autore sul quale avremmo dovuto poi sviluppare la tesina andai immediatamente a cercare quali fossero i suoi libri più conosciuti e, mi scuso per la ripetizione, mi innamorai della trama di “Un amore”. Vidi in Buzzati un autore fuori dalle righe, non avevo mai sentito una storia del genere, un uomo che si innamora di una prostituta? Mi piaceva molto quanto questo libro potesse risultare attuale e quanto sensibilizzasse su temi ancora oggi in discussione. Decisi quindi di comprare il libro, nonostante la prof. non avesse ancora nemmeno formato i gruppi di lavoro, perché ero spinto dalla curiosità di leggere, per la prima volta, poiché lo avevo scelto io e nessuno mi ci aveva costretto.

Poi arrivò Belluno, la storia di questo viaggio sarebbe potuta essere un racconto di Buzzati, il mistero e la magia erano presenti in tutte gli eventi accaduti in tre miseri giorni, basti pensare al viaggio che abbiamo dovuto affrontare. Questa gita cambiò tutto, mi conobbi per la prima volta con la maggior parte degli altri partecipanti e tutti legammo fin da subito, ciò non mi era mai capitato, forse eravamo tutti spinti dalla voglia di poterci esprimere, di essere ascoltati e di poter trovare nuovi stimoli.

Dopo la gita a Belluno mi sono sentito cambiato, ho sentito la necessità di esprimermi, spinto proprio da Buzzati e dai Colloqui Fiorentini iniziai a scrivere i miei pensieri.

Ammiravo come Buzzati riuscisse a descrivere le sue idee senza risultare mai banale e ripetitivo. Finii poi per arrivare a scrivere poesie, per necessità, per sfogo, tanto che rileggerle mi riporta alle emozioni provate nel momento della stesura.

L’incontro con Buzzati mi ha cambiato profondamente, proprio per come mi è stato proposto, ho sentito i Colloqui Fiorentini come uno spazio di libertà, capace di aiutarmi a comprendere la bellezza della scrittura e del pensiero.

Ciò che mi stupisce è la certezza che, se avessi affrontato l’autore a scuola niente di tutto questo sarebbe successo, mi sarei ridotto a ricordare il suo anno di nascita e il suo anno di morte e qualche parte di racconto.

I Colloqui Fiorentini e di conseguenza l’incontro con Buzzati mi hanno fatto comprendere quanto l’uomo possa essere profondo, quanto possa essere stupefacente dell’inchiostro stampato su della carta e quanto la vita possa essere imprevedibile.

 

Alex, Gavirate

Durante questo mio ultimo anno di liceo ho avuto modo di partecipare alla ventunesima edizione dei colloqui fiorentini, il cui autore protagonista è stato Dino Buzzati: gli anni scorsi, nonostante mi fosse stato proposto, non mi ero iscritto, ma questa volta ho pensato che sarebbe stata una bella occasione per conoscere nuove persone e avvicinarmi al mondo della letteratura e che, soprattutto, sarebbe stata l’ultima possibilità di parteciparvi da studente in gara con la tesina di gruppo.

È stato un lungo percorso: dopo aver letto alcune opere dell’autore su indicazione della prof, abbiamo visitato la Belluno di Buzzati per un paio di giorni, potendo vivere e respirare le atmosfere che tante volte lo avevano ispirato. Verso settembre, dopo vari incontri per fare mente locale, è iniziato il lavoro vero e proprio sulla tesina, con innumerevoli incontri in biblioteca e a scuola: la prof ci ha lasciato fare, dandoci magari qualche consiglio, ma sempre in modo che la tesina risultasse il più nostra possibile. La tesina è stata terminata, dopo vari ripensamenti e revisioni, verso l’inizio di Gennaio.

Che cosa mi hanno lasciato i colloqui?

Innanzitutto ci tengo a dire che, nonostante mi sia sempre piaciuto leggere, e nonostante io spesso non riesca a leggere tanto quanto vorrei, non sono mai stato particolarmente predisposto alla letteratura in ambito scolastico: ho sempre trovato la trattazione degli autori al liceo pesante e per nulla coinvolgente e non mi è mai parso che i prof tentassero di impegnarsi in alcun modo per evitare ciò.

Tuttavia, sono sempre stato convinto che iniziative letterarie in ambito scolastico avrebbe reso il tutto più leggero e intrigante, come sperimentato personalmente alle medie nelle gare di lettura: un approccio diretto ai testi e agli autori è infinitamente più coinvolgente di quanto sia possibile a scuola. E di fatti, mi sono avvicinato a Buzzati come mai mi era successo di fare con qualsiasi altro autore. I motivi di riflessione e interpretazione con il metodo dei colloqui sono determinanti nel comprendere quale sia la vera letteratura ed, eventualmente, e a orientarci in un periodo, quello del liceo, e a maggior ragione al quinto anno, in cui dobbiamo decidere che cosa vogliamo diventare.

I colloqui mi hanno quindi lasciato un metodo differente nell’approccio alla letteratura che mi accompagnerà per il resto della vita e che mi ha senz’altro affascinato: per di più, mi hanno aiutato, nonostante fossi già piuttosto convinto, nella scelta dell’università. Fare i colloqui non vuol dire necessariamente appassionarsi alla letteratura, ma senz’altro, se fatti bene, capire che cosa realmente essa sia ed è per questo che, dal mio punto di vista, sono fondamentali nel percorso di orientamento post-liceo.

“Perché spesso nel corso della lettura ci fermavamo stupiti, con l’aleggio di un sorriso sul volto, per aver riconosciuto una situazione a noi ben nota, nelle pagine scritte da un’altra persona?

La risposta, per quanto forse sembri scontata, è semplice: ci sentivamo, e ci sentiamo tuttora, compresi. Per una volta tutti i nostri pensieri, o i nostri “film mentali”, come ci piace chiamarli, non erano strani, illusori o guardati con un’espressione perplessa. Per una volta, ci sentivamo compresi, e ciò crediamo sia il più grande regalo che uno scrittore possa fare al proprio lettore. Buzzati ci ha fatto questo regalo, ci ha donato una piccola parte di comprensione per colmare il nostro deserto personale: “Che triste sbaglio, pensò Drogo, forse tutto è così, crediamo che attorno ci siano creature simili a noi e invece non c’è che gelo, pietre che parlano una lingua straniera, stiamo per salutare l’amico ma il braccio ricade inerte, il sorriso si spegne, perché ci accorgiamo di essere completamente soli”. E forse grazie a Buzzati, ora lo siamo un po’ meno, o non ci dispiace più esserlo”.

(Tesina vincitrice della sezione triennio dei Colloqui Fiorentini)

 

Sara, Gavirate

Ciò che mi ha insegnato Dino Buzzati è sicuramente che non siamo soli, che non siamo destinati alla solitudine, ma che “Uno ti aspetta”, sempre.

Alla fine di questo percorso credo di aver stretto un forte legame sia con i miei compagni di percorso, con cui ho lavorato giorno dopo giorno, per la realizzazione della tesina, sia con la mia insegnante, che mi ha sempre motivato a non fermarmi a ciò che si vede, ma ad andare a cercare l’invisibile, cioè qualcosa che c’è, ma che non si vede, e penso che in questo modo mi abbia acceso un desiderio di curiosità, che ormai stava svanendo.

 

Studente di Sessa Aurunca

Sentendo le parole del prof. Perillo ai Colloqui Fiorentini ho capito che anche l’inquietudine più profonda arriva soltanto per prepararci ad un bene incondizionato.